Sedersi in un teatro deserto. Aspettare impazientemente che il tempo passi. Vedere lentamente la sala riempirsi. Lo schiamazzo dei presenti. Buio. Le luci si spengono. Silenzio in sala. Questa sera il Folk si fa a teatro. Alela Diane sale sul palco accompagnata da due uomini (niente meno che il marito e il padre”…che cosa deliziosa), mentre la gente è concentrata nel fare tutt’altro. Chi a twittare, chi a settare la propria macchina fotografica, chi a discutere di Amish (no! i Fleet Foxes non sono ne Amish, ne Hippy, ne qualsivoglia dirsi..), chi ad accarezzarsi le lunghe barbe, che mai come stasera son state tanto lunghe. Alela meriterebbe più attenzione.

Porta con se una decina di pezzi squisitamente folk che cominciano a scaldare corpo e cuore dei presenti. Sul palco salgono ad accompagnarla, di volta in volta, Skyler Skyelset (co-fondatore dei Foxes), Christian Wargo bassista dei 6 di Seattle e il batterista Joshua Tillman, come facessero parte tutti di una grande famiglia. Chi era impegnato a twittare, sappia che si è perso un’ora di piacevole musica. Alela saluta, ma tornerà  a regalare insieme a Robin il momento più emozionante della serata. Le luci si riaccendono. I ritardatari si accomodano. Tempo per chiudere gli occhi, e immaginarsi da tutt’altra parte. Magari lì, in quei monti che fanno da ‘sfondo’. 21.55. Di nuovo luci che si abbassano.

Hey! Grazie di essere venuti con la sua voce leggera e vellutata Robin Pecknold dà  il benvenuto nel mondo magico e fiabesco dei Fleet Foxes. E’ la loro secondo volta a Milano, la prima risale al ‘lontano’ 2008 ai Magazzi Generali, e il passaggio al Teatro Smeraldo è il segno di quanto le ‘volpi’ siano, giustamente, riuscite ad arrivare al ‘grande’ pubblico (qualcuno si lamenta del troppo hype che gira intorno a loro..mai troppo, rispetto a quello che ruota attorno ad altre band, che la stessa sera riempivano una discoteca). “The Plains/Bitter Dancers”. Apnea. Una suite di 6 minuti di dolci melodie da il la allo spettacolo, e ti accorgi che sei scivolato in un altro mondo, fatto di folletti e paesaggi incantati. Si scivola nelle loro melodie, nelle loro storie, nel loro intrecciarsi di cori. I sei rimangono lì in semi-buio, a dimostrazione del fatto di voler restare nella loro intimità , senza il bisogno di mostrarsi.

La semplicità  dei loro gesti, la semplicità  del loro riuscire a creare melodie così dolci, a volte cupe, fa di loro qualcosa di più unico che raro. Le splendide immagini di paesaggi montagnosi e di composizioni create da Sean, fratello di Robin, che appaiono alle spalle dei sei, fanno da sfondo alla magia di pezzi ormai diventati classici, come “Mykonos”, “White Winter Hymanl”, “Ragged Wood”, e alle nuove “Bedouin Dress”, “Montezuma”, “Blue Spotted Tail” destinati a diventarlo. E così l’ora e mezza vola. Escono dal palco. C’è gente che si alza, pensando sia già  finito, e che è già  ora di tornare a casa. I ‘veterani’ li avvertono che rientreranno.

Ed ecco che sul palco ricompare il barbuto Pecknold al fianco di Alela. Esordisce ancora con un hey!!. Poi un breve siparietto tra i due, per chi deve dare il via al pezzo. Alela si decide a partire, ed ecco che le note di “These Days” di Jackson Brown cominciano ad aleggiare nell’aria. Rimaniamo tutti così, a bocca aperta, imbambolati dalla perfezione con cui le due voci si amalgamano. Torna il resto del gruppo sul palco, e si va verso la chiusura con le due “Sun It Rises” e “Blue Ridge Mountains” da brividi, seguite da “Helplessness Blues” (con un colpo di coda che sa di rockband..chi l’avrebbe mai detto) che dà  la buonanotte al pubblico, che soddisfatto concede loro la più che meritata standing-ovation.

Setlist
THE PLAINS/BITTER DANCER
MYKONOS
ENGLISH HOUSE
BATTERY KINZIE
BEDOUIN DRESS
SIM SALA BIM
YOUR PROTECTOR
WHITE WINTER HYMNAL
RAGGED WOOD
MONTEZUMA
HE DOESN’T KNOW WHY
LORELAI
THE SHRINE/AN ARGUMENT
BLUE SPOTTED TAIL
GROWN OCEAN

-encore

THESE DAYS (Robin Pecknold e Alena Diane)
SUN IT RISES
BLUE RIDGE MOUNTAIN
HELPLESSNESS BLUES