Accasatosi per questo secondo album presso la storica Sub Pop, label che si è aperta solo recentemente ai suoni hip-hop (con il formidabile esordio degli Shabazz Palaces), il sudafricano Spoek Mathambo pare candidarsi come uno degli artisti più interessanti di questo 2012: già illustratore e grafico, dj e vocalist (con i conterranei Sweat.X) propone nel nuovo “Father Creeper” un inedito mix di suoni e stili, un esplosivo crossover di electro-rock ed hip-hop, di istinti dance e sentori afro-future.
Apre le danze una “Kites” che mixa perfettamente le tendenze indie-rock e quelle più elettroniche di Spoek, ponendosi quindi come ottima introduzione e manifesto stilistico del cantante sudafricano. I vertici dell’album sono però le poliritmie africane declinate con taglio wonky in appassionanti e convincenti composizioni: dalla breve e psichedelica “Venisom Fingers” fino al nervosismo electro di “We Can Work”, passando per il brillante duetto sghembo con Okmalumkoolkat in “Skorokoro” e la cupa titletrack.
Nel mezzo brillano l’hip-hop su base post-step di “Put Some Red On It” e il funk-rock , contemporaneo e grandioso di “Let Them Talk” (ovvero come prendere il meglio degli anni ’90 più contaminati, Incubus e Red Hot Chili Peppers per far due nomi, e attualizzarli tramite il gusto afro-futurista). Non mancano poi alcuni momenti deboli (su tutti l’insipida ballad “Stuck Together”), ma “Father Creeper” è un album entusiasmante, chiuso dall’ottima, livorosa e lirica, “Grave”.
Spoek Mathambo è un artista completo, da seguire anche in futuro: questo sophomore album è giù un ascolto eccellente, ma siam sicuri che in futuro possa migliorare ulteriormente.
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2. Venisom Fingers
3. Put Some Red On It
4. Let Them Talk
5. Dog To Bone
6. Skorokoro
7. Father Creeper
8. We Can Work
9. Stuck Together
10. Grave (Intro)
11. Grave
Ascolta “Let Them Talk”