All’inizio del terzo millennio in molti, troppi, davano Paul Weller per spacciato. Secondo costoro il Modfather aveva già detto tutto e la sua vena artistica si era esaurita. In effetti l’istituzione britannica nativa di Woking era sulla scena da un quarto di secolo – ancor prima dei vent’anni con i Jam aveva pubblicato due dischi, e che dischi! – e non si può chiedere “un’altra stronza rivoluzione” a chi l’ha già fatta. Se il secondo e soprattutto il terzo album solista di Weller – “Wild wood” (1993) e “Stanley Road” (1995) – avevano fatto gridare al capolavoro critica e pubblico, il successivo poker di lavori – “Heavy Soul” (1997), “Heliocentric” (2000), “Illumination” (2002) e la raccolta di cover “Studio 150” (2004) – secondo una vulgata (fin troppo) comune erano meri, seppur inappuntabili, esercizi di stile. E così nel 2005 e nel 2008 il Modfather ha sfornato due dischi che con una scrollata di spalle hanno zittito coloro i quali lo volevano ormai pensionato in panciolle: prima “As is now”, tirato, energico e vibrante, quindi il raffinato ed eterogeneo “22 Dreams”, uscito oggi quindici anni or sono.

Il leitmotiv di quest’ultimo sono i sogni notturni, Weller ne mette in musica ventuno mentre l’ultimo è un racconto, firmato dallo scrittore MBE Simon Armitage, presente nel booklet. Il nono album – monumentale, la durata supera l’ora, e densissimo, poiché colmo di atmosfere figlie di azzardi, tutti riusciti – del Modfather mette in bella mostra la poliedricità del suo autore, capace di declinare con maestria stili differenti. L’opera si apre con il folk greve di “Light nights” e si chiude con la trasognata e indianeggiante “Night lights”, nel mezzo “22 Dreams” (pezzo che potrebbe appartenere al catalogo dei Jam), il rock di “Have you made up your mind” in cui svetta la voce della leggenda di Woking e la desolata ballata pianistica “Invisible”, ma anche “Song for Alice”, strumentale omaggio psichedelico del Nostro alla jazzista Alice Coltrane, la scanzonata e beatlesiana “Black river”, il groove psych di “Echoes round the sun”, “One bright star” con le sue venature tanguere, “Where’er ye go” in cui echeggiano gli Style Council e “111”, anticipo delle sonorità kraut che Weller affronterà più compiutamente nel 2017 con il suo tredicesimo disco “A kind revolution”. Nonostante il consistente volume, l’album è tutt’altro che pesante ma privo di cali di tensione, non sfilacciato e sempre a fuoco, a dimostrazione della vivace verve ispirativa del suo autore.

Simon Dine, già al lavoro con il Nostro in “Illumination”, ha partecipato alla fase di scrittura del disco, essendo il coautore di otto canzoni (la collaborazione fra i due è proseguita anche nei successivi due album del Modfather), mentre ad assecondare la vena creativa del padrone di casa i “soliti” Steve Cradock (leader degli Ocean Colour Scene) – tre pezzi portano anche la sua firma – e Steve White (fratello di Alan, il secondo batterista degli Oasis), la leggenda Robert Wyatt e un’accolita di adoranti figliocci: Graham Coxon alla batteria in “Black river”, Noel Gallagher e Gem Archer degli Oasis alle chitarre e ai mellotron in “Echoes round the sun” (di cui il monociglio mancuniano è coautore), Aziz Ibrahim (già negli Stone Roses e attualmente al seguito di Ian Brown) nella parte parlata di “God”. Tutt’altro che ingombrante ma massiccia la presenza di Hannah Andrews, futura seconda moglie del Modfather (i due si sono sposati a Capri nel 2010); la cantante infatti, oltre alla splendida interpretazione in “Light nights” in cui duetta col futuro marito e con il violino dello scozzese John McCusker, fa capolino in altre sei canzoni ed è coautrice di due pezzi.

A cinquant’anni spaccati – il disco è uscito esattamente sette giorni dopo che Paul Weller compisse il mezzo secolo di vita – l’istituzione di Woking aveva una carriera mostruosa alle spalle – prima icona punk mod style, poi spiazzante avanguardista sulle rive della Senna, quindi ottimo solista – ma soprattutto un futuro all’altezza della sua fama: grazie al sorprendente, elegante e cool “22 dreams” (e anche al precedente “As is now”) il Modfather ha dimostrato di essere tutt’altro che imbolsito e di avere ancora moltissimo da dire, come poi dimostrato dai suoi successivi lavori. La rigenerazione artistica però non deve stupire: Paul Weller è sempre stato un mod con lo sguardo rivolto in avanti: indugiare baloccandosi nei ricordi, seppur dolcissimi, del passato non ha mai fatto per lui.

Data di pubblicazione: 2 giugno 2008
Tracce: 21
Lunghezza: 71:11
Etichetta: Island
Produttore: Paul Weller, Steve Cradock, Simon Dine, Charles Rees.

  1. Light nights
  2. 22 Dreams
  3. All I wanna do (is be with you)
  4. Have you made up your mind
  5. Empty ring
  6. Invisible
  7. Song for Alice
  8. Cold moments
  9. The dark pages of september lead to the new leaves of spring
  10. Black river
  11. Why walk when you can run
  12. Push it along
  13. A dream reprise
  14. Echoes round the sun
  15. One bright star
  16. Lullaby für kinder
  17. Where’er ye go
  18. God
  19. 111
  20. Sea spray
  21. Night lights