Torna, finalmente, in circolazione anche Anthony Gonzalez, producer francese di fama mondiale, titolare del moniker M83, alla ribalta già da diversi anni, addirittura da fine anni novanta insieme al compagno fondatore Nicolas Fromageau, poi dimissionario dopo un paio di lavori; forse il punto di svolta quel “Saturdays = Youth” del 2008, uscito ormai una quindicina di anni fa.
Il 2023 è l’anno del comeback discografico dopo quattro anni di silenzio, “Fantasy” segue appunto “DSVII” e ci riporta un progetto al passo con i tempi, un disco sempre moderno ed interessante, dove il sound analogico si fonde ai suoni più nuovi.
Un lavoro che conferma, ancora una volta, l’abilità di Gonzales a manipolare la materia dream, indie, wave sempre con maestria e gusto, senza scendere a compromessi, ma potendosi permettere di fare il suo percorso con grande acume, del resto la Francia stessa ci ha già abituato con Daft Punk e Air, ipotetici fratelli maggiori, che tutto ciò è possibile ed avere un headliner di questa dimensione è quasi la normalità.
Dico headliner proprio perché Gonzales lo si trova un pò ovunque quest’estate e la stessa data italiana, all’abituale Magnolia estivo, è sold out già da qualche giorno, tanta attesa per un artista, che mancava da un pò, ma che ha consolidato la sua carriera con contenuti sempre centellinati e ragionati, di grande qualità, di consueto ben accolti da pubblico e critica.
“Fantasy” aggiunge anche tasselli alla setlist, per rimanere anche in futuro come passaggi obbligati, perché alcune canzoni sono ritagliate prepotentemente un posto al sole, citerei la clamorosa “Dismemberment Bureau”, che è anche quella che raccoglie il testimone dai cugini connazionali citati sopra, ma anche “Laura” merita tanto, “Sunny Boy”, oltre all’apertura di “Water Deep” e “Oceans Niagara”.
Sono le 21 precise, quindi M83 sul palco, nella prima serata piuttosto calda di quest’estate ormai alle porte, che, del resto, si fa giustamente sentire.
Sei musicisti, set classico tra chitarre e muri di sinth analogici, spuntano anche un vìolino e un sax per completare un compatto wall of sound.
I primi brani utili per un minimo di assestamento, volumi non altissimi, prerogativa forse di nuove direttive, le stesse sensazioni percepite con i Molchat Doma, setlist ricchissima, alla fine, saranno 23 episodi; tanto disco nuovo suonato e sudato con lunghe code tra lo shoegaze più intellettuale, patinato e le atmosfere dream, ma spazio per tutti il repertorio più importante di Gonzales in un concerto lungo quasi due ore.
Si ritorna in Francia con l’ultima irresistibile title track, dopo la cavalcata a testa bassa di “Gone”, le virate soniche di “Noise”, prima del sing-a-long della sempre splendida “Wait”, con gli immancabili smart phone al cielo, la malinconia in versione ballad di “Splitude”, dopo la succitata “Dismemberment Bureau”, che sa di revival, ma che è strepitosa anche nella dimensione live, c’è spazio anche per l’indie rock df “Teen Angst” e le escursioni dance di “Midnight City” e “Mirror”, per chiudere poi con l’abituale “Outro” un concerto bellissimo, che non ha assolutamente tradito le attese e le alte aspettative, confermando l’ensemble francese tra le cose migliori in giro in Europa. Impossibile fare di più.