Westerman torna in Italia per presentare il suo secondo LP, “An Inbuilt Fault”, uscito lo scorso maggio via PIAS.
Il musicista nativo di Londra, ma residente già da qualche tempo ad Atene stasera suonerà al Covo Club di Bologna nella seconda data nel nostro paese dopo il live di ieri al Biko di Milano, nonché l’ultima del suo tour europeo di sei settimane, come racconterà durante il suo live-show.
Figlie di due anni di solitudine e isolamento vissuti in parte anche in Italia, le nove canzoni del nuovo disco sono state registrate tra la California e il Regno Unito e co-prodotte dallo stesso William insieme a James Krivchenia dei Big Thief, che ha suonato anche la batteria sull’album.
Accompagnato da una band di tre elementi (basso, synth e batteria), Westerman sale sul palco della storica venue di viale Zagabria qualche attimo dopo le undici e venti: il concerto si apre con “Confirmation (SSBD)”, estratta dal suo debutto “Your Hero Is Not Dead“. Dopo un lungo intro strumentale, ecco la voce di William che ci apre verso paesaggi pop con deliziosi synth e un drumming piuttosto intenso, regalando i primi momenti di luminosità a questa serata autunnale dal clima ancora molto gradevole.
Poco più avanti “Big Nothing Glow” è piuttosto malinconica, ma è comunque molto bella: al contrario del disco, dove i synth sono molto presenti, qui spesso è la chitarra del musicista inglese a essere la vera protagonista e in vari tratti della canzone è l’unico accompagnamento alla sua voce, anche se non mancano momenti più ricchi con energiche schitarrate e percussioni davvero interessanti, mentre la sensazioni emotive non vengono a mancare.
Subito dopo ecco “Take” da “An Inbuilt Fault”: la qualità aumenta davvero in maniera esponenziale portandoci su elegantissimi territori jazz con un delicato piano e un drumming che, invece, tende ad accelerare il ritmo: il risultato è di una rara squisitezza e pieno di emotività.
Molto belle anche le atmosfere di “CSI: Petralona”: ricco di passione e disegnato con chitarra e synth, ci riporta alla mente un certo Bon Iver.
“Help Didn’t Help At All” mette in nota la sua faccia più poppy con delle bellissime linee di synth ricche di gustose melodie e un drumming decisamente carico, mentre la qualità dei vocals di William è indiscutibile e sa toccare il cuore dei fan emiliani.
La bellezza di “Ark”, title-track del suo primo EP (datato 2018) è qualcosa di incredibile e in qualche modo ci ricorda il songwriting di un certo Jeff Buckley, vuoi per le sue delicate chitarre, vuoi per la passione che Westerman sa mettere nelle sue canzoni.
Intensa ed emotiva anche “Easy Money”, disegnata con i synth e belle percussioni, capace di regalarci le ultime sensazioni importanti della serata.
Un’ora esatta di grande qualità, in cui il songwriter inglese di stanza ad Atene ha saputo dimostrare tutto il suo valore, anche grazie all’aiuto della sua band: senza dimenticarsi di sensazioni pop molto piacevoli, Westerman sa comunque scrivere pezzi capaci di lasciare sensazioni importanti e ricche di sentimenti.