Bobby Conn. Per chi fosse su questo sito solo per caso, o di passaggio, Bobby è il Bowie “de noialtri” che dell’epiteto INDIE ne abbiamo fatto una bandiera.
Bobby è personaggio anacronistico per eccellenza, rimasto fra i pochissimi (il solo a quanto mi ricordi in ambito alternative) a vestire i panni del glam rocker. Mica un Mika qualsiasi, se mi passate il gioco di parole. Un tale dinosauro rock, ma con phard e paillettes, che pare che i punk di bristol usino una sua foto come bersaglio per le freccette.
Ma i cori e le magniloquenze glam non sono fini a se stesse nei dischi di Bobby. Conn è un maestro di satira e autoironia, dove al centro dello sberleffo finiscono spesso le assurdità e le contraddizioni del suo paese, gli Stati Uniti. Bobby è tutto lì, nelle 2 immagini in prima e seconda di copertina, sul fronte Bobby “re per un giorno” sul suo trono, nel retro il Nostro seduto sul cesso.
Per chiunque ami, come me, questa sorta di mix fra Woody Allen, Frank Zappa e David Bowie, il ritorno nei negozi sarà cosa lieta. Per i neofiti o i curiosi, “King For A Day” non è sicuramente un buon strat up. Lontana la perfezione di “Rise Up” e altrettanto distanti sono le tematiche politiche e sociali di “Homeland”.
“King For A Day” è sicuramente un buon disco, ma i toni glam da “Rocky Horror Picture Show” sono leggermente affievoliti rispetto ai suoi standard. Pregevoli le orchestrazioni ma in un suo disco suonano un po’ fiacche. Un disco interlocutorio paragonabile all’ultimo sbiadito Morrissey.