L’enciclopedica e gloriosa etichetta Cherry Red, croce e delizia di ogni appassionato di musica, dedica un’ampia raccolta retrospettiva a Tanita Tikaram in uscita il ventotto giugno, lo stesso giorno della sua esibizione al Glastonbury Festival. Intitolata semplicemente “The Wea / EastWest Albums 1988 – 1995” raccoglie i primi cinque fortunati dischi dell’artista tedesca di nascita ma cresciuta in Inghilterra.
Un cofanetto elegante anche esteticamente che permette di immergersi nella prima parte della storia musicale di Tanita Tikaram ben oltre le immancabili “Twist in My Sobriety”, “Cathedral Song” e “Good Tradition” che hanno segnato un’epoca. Top 10 inevitabile, dedicata appunto a quei cinque dischi.
10. Lovers In The City 1995, da “Lovers In The City”La canzone che dà il titolo al disco numero cinque, una sulfurea e raccolta ballata estremamente evocativa e intensa che ben rappresenta il sound melodico e orchestrale di una parte dell’album, inizialmente registrato a Los Angeles con il compositore Thomas Newman e poi completato a Londra.
9. Trouble 1992, da “Eleven Kinds Of Loneliness”Un quarto disco difficile per Tanita Tikaram, segnato dalle incomprensioni con il team della EastWest che mal sopportava la sua voglia di sperimentare, di crescere in piena libertà. Mark Creswell alla chitarra in “Trouble” uno dei brani che ancora oggi lei ama eseguire dal vivo. Stava cercando di scrivere una canzone à la Chris Isaak, ci è riuscita.
8. This Stranger 1991, da “Everybody’s Angel”Presente in due versioni nel box set, questa che è l’originale e una alternativa. Rod Argent all’organo, David Hayes (bassista di Van Morrison e Southside Johnny & The Asbury Jukes) creano in entrambe un sound melodicamente affascinante, adattissimo alla voce suadente di Tanita Tikaram.
7. Thursday’s Child 1990, da “The Sweet Keeper”Helen O’Hara violinista dei Dexy’s Midnight Runners accompagna uno dei pezzi forti del secondo album. L’intensità coinvolgente di “Thursday’s Child” non si scorda facilmente, divertito il parere della Tikaram che ricorda come da giovane avesse l’abitudine di cantare usando ogni volta uno o più accenti diversi, come in questo brano (consigliato anche qui l’ascolto della versione alternativa).
6. Cathedral Song 1988, da “Ancient Heart”Splendida in originale con la chitarra di Mitch Dalton (uno degli ospiti di questo primo album insieme a Paul Brady, Helen O’Hara, Mark Isham, David Lindley e Marc Ribot) presente anche in versione strumentale esprime oggi come allora quanto strano, distante, meraviglioso e sconosciuto l’amore appaia agli occhi di un’artista teenager.
5. Elephant 1991, da “Eleven Kinds Of Loneliness”Brano onesto, sincero, duro e quasi pionieristico nell’affrontare a inizio anni novanta un tema delicato come quello della bulimia, del sentirsi troppo grandi per il proprio corpo. Sperimentale, minimale nel sound, decisamente coraggioso.
4. I Love The Heaven’s Solo 1992, da “Everybody’s Angel”Il terzo album è quello in cui Tanita Tikaram fa definitivamente i conti con il successo, arrivato presto, che l’ha trasformata in un batter d’occhio da ragazza sedicenne che nelle pause di preparazione agli esami scriveva canzoni che poi lasciava in mille fogli sul pavimento a star. “I Love The Heaven’s Solo” parla dell’aver fede, ma non in senso religioso.
3. Bloodlines 1995, da “Lovers In The City”Ipnotica, accattivante, sperimentale, “Bloodlines” rappresenta il lato dark di “Lovers In The City”. Molto noir, dal sapore cinematografico, coglie alla perfezione l’anima oscura della città delle stelle con tanto di percussioni tribali. Un mondo a parte, tutto da scoprire. “You can’t call Hell a quiet town…“
2. Consider The Rain 1990, da “The Sweet Keeper”Sonny Landreth alla chitarra slide, Helen O’Hara nuovamente al violino in quello che ad oggi è il brano preferito di Tanita Tikaram da quest’album. Non possiamo che darle ragione, la melodia senza tempo di “Consider The Rain” e il testo estremamente maturo lo rendono un piccolo grande classico da riascoltare con piacere.
1. Twist In My Sobriety 1988, da “Ancient Heart”Una Tanita Tikaram appena diciannovenne ma già capace di scrivere un brano come questo, uno dei suoi più famosi, ancora oggi citato e ricordato oltre che inserito in innumerevoli compilation anni ottanta. Sobrio, melodico, malinconico, da quell’ottimo album chiamato “Ancient Heart” co – prodotto da Rod Argent (The Zombies) e Peter Van Hooke (Mike + The Mechanics).