Tornano i Whirr, band di San Francisco dalle grandi ambizioni che le ottime recensioni ricevute l’anno scorso da “Pipe Dreams” (si è meritato il 7.5 di Pitchfork) hanno solo parzialmente soddisfatto. Visto il successo ottenuto, il chitarrista Nick Barrett ha deciso di lasciare quei Deafheaven che gli avevano dato la notorietà  per occuparsi a tempo pieno di quella che considera la sua vera creatura musicale.

“Around” ricorda più gli oscuri sentimenti espressi nell’autoprodotto “Distressor” che l’atmosfera sognante di “Pipe Dreams”. Lo si capisce fin dalla copertina, da quella fotografia in bianco e nero di un letto lasciato in disordine (forse da chi è stato fin troppo in giro la sera prima) che sembra legata a doppio filo al nudo artistico dell’EP d’esordio. Adesso come allora i Whirr parlano di notti eterne e giornate che cominciano sempre troppo presto, di quei momenti un po’ confusi e assonnati che regnano sovrani quando le ultime stelle lasciano il posto alle prime luci del mattino. Scelgono di affidarsi all’ormai collaudato terzetto di chitarre acuminate e spigolose suonate da Barrett, Joseph Bautista e Loren Rivera e il loro dream pop, che rassicurante non lo era mai stato, si tinge di energici toni dark e post rock (“Drain”, “Keep”) senza comunque rinnegare una certa attitudine shoegaze à  la My Bloody Valentine, ben evidente soprattutto in “Around”. Gli echi noise, già  presenti nei lavori precedenti, ne escono rafforzati: in “Swoon” e nella già  citata “Keep” diventa ancor più chiaro quanta influenza gruppi come Weekend, The Dead C e Sonic Youth abbiano avuto sul sestetto della Baia. Da loro Barrett e soci hanno imparato come creare un muro di suono compatto e solido attraverso cui si fa strada decisa la voce suadente di Kristina Esfandiari , che colpisce e incanta non appena la senti.

Giunti al terzo disco, i Whirr tornano ad esplorare il lato più oscuro della luna, che li aveva già  affascinati in passato. Viaggiano senza paura fino agli estremi confini della notte, portando con sè chi li ascolta. E lasciano il segno, con quattro canzoni dal DNA mutante che sorprendono minuto dopo minuto.

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Around
[ Graveface – 2013]
Genere: post Rock, shoegaze
Rating:
1. Drain
2. Swoon
3. Keep
4. Around