Onore alla creatività , per dire che nonostante l’avvento di una tecnologia molto sofisticata c’è chi ancora riesce ad intrecciare nel file rouge dell’universo musicale contemporaneo, umanesimo e scienza, o se preferite, matematica e letteratura.
Lo ha spiegato di recente il producer e polistrumentista greco Larry Gus (all’anagrafe Panagiotis Melidis) nel suo ultimo lavoro “Years not living”. Il denso collage del disco si è sviluppato difatti attraverso la lettura di due specifici momenti culturali: il primo riguarda il libro La vita, istruzioni per l’uso dello scrittore francese Georges Perecs e il secondo è un disco italiano “Anima Latina” di Lucio Battisti. Dall’altro lato la strumentazione tecnica recita la sua parte: un fiorire di algoritmi e calcoli combinatori hanno aperto una direzione verso un tipo di sperimentazione senza limiti radicata nella scrittura asimmetrica di Perecs.
Ad alcuni potrà stonare un simile accostamento, ma se si guarda con profondità ai punti di riferimento citati, il gusto per il frammento e i rimandi continui restituiscono nuove architetture sonore in grado di superare l’occasionalità . Il beat hip-hop incontra il sirtaki, la psichedelia di “Whit All Your Eyes Look” in apertura è un crescendo che si fa groove nella track successiva, “The Night Patrols (A Man Asleep)”, accattivante e quasi ipnotica. L’Anima Latina di “Years Not Living” risiede dunque nella libera ricerca sperimentale di suoni e strutture, due opere similmente eterogenee che recuperano e rigenerano stilemi in chiave contemporanea. Labirinti tribali che in parte ricordano composizioni di Shackleton arricchite da chitarre compulsive nelle cadenze storiche di Syd Barrett, come dimostra “Pericles”, fanno di questo lavoro un incessante ‘flusso matto supergroove’ (per dirla alla Carlo Pastore), un dancefloor in cui è davvero piacevole perdersi.