Album compattissimo, minimale, studiato probabilmente come un’unica evoluzione (su tutti il passaggio tra “No Deal” e “With Love” ““ in cui la seconda sembra un finale – o meglio uno spin off – della prima). “No Deal” si configura da subito come una suite scura, fatta di passi lenti, fermate, pensieri freddi e respiri/sospiri. Se dovesse essere un’immagine sarebbe Jeanne Moreau in “Ascensore per il patibolo”, mentre vaga per la città di sera nel suo impermeabile nero.
Ma non solo. Se gli scenari che vengono in mente sono perlopiù quelli notturni da bar dell’albergo / locale a bassa illuminazione (vengono in mente Scarlett Johansson, sola annoiata e pensosa, in “Lost in translation” o Michael Fassbender, in lacrime trattenute, nella scena di New York New Yorkin “Shame”), la contaminazione, il profilo dell’orizzonte, quello che vedi guardando oltre i vetri delle finestre, è qualcosa di industriale, meno levigato, più metallico.
E’ la marcia di bassi e batteria in “The Flow”; sono le contaminazioni elettroniche;è la seconda parte di “No Deal” che dopo aver concesso uno spiraglio si inabissa, addentrandosi in quella che in un film horror sarebbe l’inevitabile cantina, abitata da suoni lugubri e sinistri, come fosse davvero un monito a non scendere mai a patti. Perchè altrimenti qualcosa di brutto potrebbe accadere. E se il paragone per la componente jazz/soul è con Nina Simone e Sade, qui il pensiero corre subito al trip hop di BethGibbons della quale la De Blasio sembra voler riprendere l’attitudine più umana e arrendevole.
Siamo dalle parti del jazz più dark e rarefatto.Un jazz dal ritmo aggraziato, quadrato, afferrabile, ma di un quadrato che vive dentro un quadro surrealista,un quadrato sciolto, tirato così tanto da venire slabbrato e perdere la sua nettezza;un jazz fumoso, ipnotico, evanescente, dilatato. Non per niente la De Biasio reclama fra le sue influenze i Pink Floyd. Fatto salvo “The flow”, la traccia più studiata in forma canzone di cui è uscito anche il video, il resto dell’album preferisce in effetti diventare altro. Fluttuare,senza troppi lacci.
Resta da elaborare la parte di scrittura più personale, ma la voce di questa signora belga,il suo calibratissimo suono ed il suo timbro ““ di quegli incroci perfettamente riusciti tra intonazione e interpretazione, bravura e densità emotiva – potrebbe avere una vita propria; potrebbe stare da sola in mezzo ad una stanza vuota,al netto di qualsiasi strumento. Ascoltate il minuto di “I feelyou” nella versione acapella che circola in rete; potrete confermare.