Piers Faccini non propone nulla di innovativo. Tutto ciò che canta e suona è già stato cantato e suonato con successo da artisti del calibro di Neil Young, Bob Dylan, Nick Drake, James Taylor, Ben Harper.
Piers Faccini è un bravo artista e propone musica di qualità con passione e dedizione. “Two Grains Of Sand” continua il discorso dei lavori precedenti, è delicato e toccante, vola via in men che non si dica e, a fine ascolto, si ha quasi voglia di rimettere il cd d’accapo e riascoltarlo.
La voce di Piers è avvolgente e calda e dà il meglio in episodi romantici e intimisti come “To See Is To Believe” che non sfigurerebbe in un film di Wong Kar Wai.
Ma è un artista che non lascia il segno, nonostante le sue innumerevoli qualità , si propone come un doppio di Damien Rice e offre con l’umiltà di un monaco ascetico e la malinconia di un songwriter solo una manciata di canzoni piacevoli.
I brani sono supportati da una struttura ritmica ridotta, appaiono come la normale evoluzione di un provino e sono bozze, piccoli ritratti in cui vi sono diverse sfumature che, talvolta, riecheggiano il classico paesaggio americano e altre volte rimandano alle dolci notti mediterranee e orientali.
D’altronde, Piers Faccini è un pittore prestato alla musica (o un musicista prestato alla pittura) ed è una persona che mette tutto se stesso nelle canzoni che, inevitabilmente, sono il riflesso di una persona pacata, dedita alla famiglia e alla tranquillità .
“Two Grains Of Sand” è un album fatto di cose semplici, è pregno di riflessioni sulla morte, sul futuro, sull’amore, è quasi un sillabario in musica.
Sono canzoni che sfiorano, accarezzano ma non rimangono, sfuggenti e intangibili.
Certamente da un artista come Faccini ci aspettiamo tanti altri lavori di qualità come questo ma è anche necessario che si metta in discussione, che metta a disposizione di un progetto parallelo la sua vena creativa