Non si stancano mai, i Soulsavers. Quest’anno la creatura capitanata da Rich Machin e Ian Glover ha in programma di pubblicare due album, senza contare ristampe e simili: “Kubrik” in uscita a dicembre, e questo “Angels & Ghosts” che rinverdisce la collaborazione con Dave Gahan iniziata nel 2012 in “The Light The Dead See”. Ormai Dave sembra proprio essere diventato il vocalist ufficiale dei Soulsavers, tanto da meritarsi una menzione in copertina a caratteri cubitali, soppiantando illustri colleghi come Jason Pierce degli Spiritualized, Gibby Haynes dei Butthole Surfers, Mark Lanegan e Mike Patton. Un rapporto di stima e fiducia reciproca, quello tra lui e Rich Machin, che si è consolidato col tempo e grazie all’infinito numero di mail che i due si sono scambiati per dar vita a questo secondo capitolo, che è stato registrato in giro per il mondo in studi prestigiosi come il Sunset Sound a Los Angeles e l’Electric Lady a New York e che live verrà presentato con una band di dieci elementi (tra cui musicisti dei Porno For Pyros e degli Spiritualized).
Che la premiata ditta Machin ““ Gahan potesse funzionare, che insieme sapessero creare belle atmosfere e suggestioni sonore si era già capito con “The Light The Dead See”. “Angels & Ghosts” tutto sommato conferma quella prima impressione. Produzione sempre sopraffina, eterea e pulita ancor più che in passato, un sound preciso e calcolato al millimetro. C’è uno spirito blues e uno gospel in “Angels & Ghosts”, si potrebbe quasi dire che l’album è diviso a metà : una prima parte piena di fantasmi e bruciante rimpianto, una seconda più riflessiva popolata da angeli che in realtà hanno le ali corte, le facce sporche, sono molto umani. Due anime che comunque si toccano, si contaminano, convivono dannatamente bene in “Shine” e “You Owe Me”. A farla da padrone ancora una volta è proprio Dave, che sale in cattedra e usa la musica dei Soulsavers per esplorare territori diversi da quelli battuti con i Depeche Mode ma finisce sempre per fare i conti col se stesso di un tempo in “All Of This And Nothing”.
La sua voce (a cui spesso fa da contrappunto un coro gospel) e la sua personalità pervadono tutto il disco e ogni canzone, sia quando si lascia andare a delicate ballate coadiuvato dall’arrangiamento tutto archi e piano creato da Machin (“One Thing”, “The Last Time” in cui Dave scopre che il suo “Personal Jesus” “lives Downtown L.A.”) sia quando flirta col rock orchestrale (“Don’t Cry”). A tratti, specialmente nella seconda metà , “Angels & Ghosts” sembra quasi un disco solista del peccatore e santo Mr. Gahan. Un album elegante, meno vario nel suono e nelle emozioni rispetto a “The Light The Dead See” ma costruito con cura maniacale come dimostrano “Lately” e la conclusiva “My Sun” che è un omaggio a quell’Ennio Morricone che Rich Machin non ha mai nascosto di ammirare. Perfetto per lunghi viaggi notturni in auto. Finestrini aperti e le stelle che stanno a guardare.