C’è ancora un modo di parlare attraverso le corde di una chitarra acustica ed una voce. Il vuoto è silenzioso, e queste note pizzicate lo spezzano in due. Allo stesso tempo lo rimarcano. Un uomo e i riverberi della sua solitudine fluttuano nell’atmosfera tiepida. Aria liquefatta e il turbinio dei pensieri sublimati in un istante. Quello che possedeva consistenza svanisce come gas, invisibile anche in controluce. E dov’eri finito tu? Tra le pieghe di una canzone di Nick Drake, ma se ti soffermi un attimo in più avverti una voce diversa, forse una disperazione e una poesia in tono minore. Già perchè Drake è inarrivabile, però quel suono e la durata di quelle note sono di quanto più vicino a lui potessi ascoltare. Josè González evidentemente non ama cambiare, no, non ti volta le spalle, e intorno a quelle parole sussurrate e poco più c’è la sua sei corde acustica, e attorno il silenzio. Non è come una candela che combatte il buio infinito, e nemmeno quella grazia che definiresti divina, se solo credessi che nella volta celeste ci sia spazio per qualcosa che esuli dalle nuvole e dalle scie degli aeroplani. Però finirai per ascoltare queste canzoni più di una volta, preferibilmente di notte, nella penombra della tua camera mentre ti immagini che aspetto abbia l’aria fuori da li. E alla traccia numero cinque ti imbatterai inaspettatamente nella cover di “Teardrop” dei Massive Attack, e l’unica cosa che ti verrà in mente sarà : “in fondo questa canzone così è perfetta”.Vestita di nuovo, una novità che sa di antico, anzi ancestrale, ma questi scarni colori le stanno benissimo.
Immaginate un Nick Drake più pigro, meno straziante, o ancora meglio Mark Kozelek dei Sun Kil Moon meno dilatato ed ecco che otterrete il suono di questo disco. Ma in fondo non c’è niente di più semplice, qui c’è un uomo e la sua chitarra acustica, canzoni che durano il poco che basta per sprigionare sensazioni intime, morbide, quasi indolenti. Il vuoto è silenzioso, resta il fruscio delle dita che scivolano sulle corde e la sensazione che, dentro la tua testa, stia inciampando un altro sogno troppo veloce per distinguerlo da quello che non c’è.
Credit Foto: Malin Johansson