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Un’altra giovinezza. Ovvero, la disperata ricerca della purezza dello sguardo.
E’ sin troppo facile giocare con il titolo di questo film di Francis Ford Coppola, che segna il suo ritorno alla regia dieci anni dopo il mainstream L’uomo della pioggia, eppure il viaggio a ritroso di Dominic nel suo tempo e nella sua memoria, è lo stesso che il cineasta americano compie attraverso le forme del cinema, cercando con ostinazione una prospettiva nuova, una struttura inedita e sconvolgente.
Un’altra giovinezza è il film che Coppola avrebbe sempre voluto girare. Un film su cui ha lavorato in totale autonomia dopo anni di silenzio: scritto (da un romanzo di Mircea Eliade), diretto e prodotto da lui stesso, autofinanziato tramite la sua fortunata azienda vinicola e l’American Zoetrope (sogno lungo un giorno di creare una Hollywood alternativa). Per questa assoluta mancanza di controllo, contiene immancabilmente gli straordinari tratti dell’opera megalomane, dei sogni folli, dei deliri di un regista che non ha mai solo pensato di fare del cinema: più che altro, a Coppola è sempre interessato tentare di rifarlo dal principio.
Un desiderio di reinventare che però non ha mai abbandonato il rapporto e il confronto con l’immenso retaggio del passato: a volte un repertorio di schemi (la trilogia de Il padrino), altre un bagaglio di immagini e miti condivisi (Dracula).
Un’altra giovinezza percorre così i codici di tutto il cinema classico, a partire dalla bellissima fotografia di Mihai Malaimare: Un’altra giovinezza è un kolossal d’epoca, un giallo, un film di spie, un melò e una grande storia d’amore, di quelle che si rincorrono attraverso gli anni, fatta di salti e di ritorni, addirittura di reincarnazioni. Su questo ambizioso riavvolgimento di tutto il cinema americano, regna incontrastato uno sguardo nuovo, spiazzante, che getta una nuova luce e deforma tutto quello che già  sappiamo e che ci aspettiamo.
Il film di Coppola, infatti, lascia del tutto impreparati: non tanto sul livello dei significati, quanto piuttosto sui meccanismi della messa in scena, dilatati, non giustificati, quasi sempre stranianti (le prospettive capovolte dei viali, il nero di un’inquadratura morta dalla quale emerge solo un sonoro distante).
Sembra un oggetto proveniente da un altro mondo, da una pratica e da un linguaggio visivo che ancora ci sfugge. Esattamente come il protagonista, esperto di religioni e di civiltà  antiche, ossessionato dall’impresa di rintracciare il nucleo primario della comunicazione orale: la sua ricerca, l’obbiettivo di una vita, è quanto di più metacinematografico e autobiografico si possa immaginare.
Un’altra giovinezza lascia sbigottiti, come gli amici (immaginari o meno, ad un certo punto non importa più) del protagonista, che ascoltano le sue predizioni, oracoli improbabili (eppure veri) su quello che sarà . Una voce che proviene insieme dal passato e dal futuro.
Forse una profezia, forse soltanto un’allucinazione.

Locandina
Sceneggiatura di: Francis Ford Coppola
Interpreti: Tim Roth, Alexandra Maria Lara, Bruno Ganz, Andrè Hennicke, Marcel Iures
Prodotto da: American Zoetrope
Distribuito da: BIM
Durata: 124′
USA 2007

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