“Hitchhiker” (non) è il nuovo album di Neil Young. Tutti i dieci brani al suo interno sono stati registrati l’11 agosto 1976, nel corso di una lunga sessione notturna all’Indigo Ranch Recording Studio di Malibu, in California. Accompagnato solamente da chitarra acustica, armonica e pianoforte, il cantautore canadese riuscì in poche ore a dare forma ad alcune canzoni che, in versioni alternative o rimaneggiate, sarebbero state incluse in altri lavori negli anni successivi.

Gli unici veri inediti di “Hitchhiker” sono “Hawaii” e “Give Me Strength”. Tutto il resto era già  stato reso disponibile in passato, “spalmato” in più di tre decenni di uscite discografiche: “Campaigner” fa parte di “Decade” (1977), il primo greatest hits di Neil Young; “The Old Country Waltz” è la traccia d’apertura di “American Stars “‘n Bars” dello stesso anno; “Human Highway” trova posto in “Comes a Time” (1978), l’album del ritorno ai suoni folk dei primi anni ’70; “Pocahontas”, “Powderfinger” e “Ride My Llama” possono essere ascoltate nel capolavoro del 1979 “Rust Never Sleeps”, mentre “Captain Kennedy” è nel successivo “Hawks & Doves” (1980). Più recente, invece, la pubblicazione della titletrack, la cui versione elettrica è inclusa nell’album “Le Noise” del 2010.

Young avrebbe voluto far uscire questo album così com’è oggi già  al tempo della sua registrazione. La casa discografica, però, bocciò l’idea: secondo i dirigenti della Reprise, infatti, le dieci canzoni non erano altro che provini, troppo scarne per poter essere apprezzate dal grande pubblico. Ma sono proprio la spontaneità  e le imperfezioni a rendere il lavoro interessante anche per chi conosce a menadito l’imponente produzione di questa leggenda del folk rock. Risatine, rumori di sedie, imprecisioni sulla chitarra e qualche voce fuori campo aggiungono un fascino particolare e irresistibile a “Hitchhiker”; più che un album, una testimonianza grezza della creatività  di Neil Young nella sua epoca migliore.

Quella notte dell’11 agosto di 41 anni fa, nelle sale dell’Indigo Ranch Recording, a fare compagnia al cantautore nato a Winnipeg vi erano solo il produttore David Briggs e l’attore Dean Stockwell. A tenerli “svegli” una generosa quantità  di alcolici, marijuana e cocaina che, senza ombra di dubbio, esercitarono un certo influsso sull’intensa performance di Young. Ascoltare queste dieci tracce tenute a lungo chiuse in un cassetto è come fare un incredibile viaggio nel tempo: lasciatevi trasportare dalla musica e avrete l’impressione di trovarvi a Malibu insieme a loro, poco lucidi ma decisamente felici.

Foto Credit: Henry Diltz