Questo che segue è quello che è fuoriuscito da un incontro tra Vasco aka Le Luci Della Centrale Elettrica, me, Tommy e Dhinus, in un pomeriggio di mezz’autunno, a Milano, in un quartiere che si è rivelato stranamente indie.
Ciao Vasco”…Per presentarti un po’, volevamo fare il punto della tua storia personale come musicista e nello specifico delle “Luci della centrale elettrica”, com’è nata questa tua idea? Cosa facevi prima? Suonavi prima di questo progetto?
Un po’ come tutti ho cominciato a suonare il basso in un gruppetto punk, quando avevo 15 anni. Poi, per vari motivi e come tutti i gruppi, si è sciolto e ho continuato così, da solo, suonando la chitarra. Allora facevo già alcuni tra i pezzi del demo delle Luci Della Centrale Elettrica, alcuni me li porto dietro da un bel po’ di anni, ma li suonavo solamente in camera mia, fine a se stessi. Un giorno, un mio amico che lavora in uno studio di registrazione mi ha suggerito di registrarli che erano “buoni”, e, tra una cosa e l’altra, la gente ha incoraggiato il progetto ed è uscito il disco.
“Milano era veleno” cantava un tuo brano. Tu, ferrarese di nascita, hai deciso da poco di trasferirti proprio a Milano. E di conseguenza cambiare le parole della canzone. Spiegami un po’”…
Bè, intanto non è che le mie canzoni siano così autobiografiche”…E poi per varie questioni personali, avevo voglia di allontanarmi da Ferrara, Milano è un po’ un antidoto per me. Poi è una scelta reversibile, non so quanto resterò qui”…
Com’è nato questo tuo album/demo?
E’ stata una cosa registrata in due giorni, un po’ così, che oggi mi sembra davvero incredibile che la gente lo ascolti, perchè è stato realizzato in un container da terremotati in due giorni, dove registrano i gruppetti metal dei quindicenni di Ferrara, bevendo del Lambrusco, per 130 euro e con un mio amico che suonava la chitarra. Ed è strano che alla fine io ne abbia venduti 500-600 copie tra un concerto e l’altro, masterizzate in casa da me. E dire che non ne ero nemmeno tanto convinto del risultato finale, sono stato un periodo senza ascoltarlo e stavo già pensando di fare altre cose. La svolta è stata quando ho incontrato Moltheni a Bologna per caso alla Feltrinelli, gli ho propinato un cd e dopo due giorni mi ha detto che gli era piaciuto. Il primo concerto che ho fatto nella mia vita da solo è stato appunto di spalla a Moltheni, quindi mi è andata di lusso. Da lì ho preso anche più coraggio sulle mie stesse canzoni, perchè in realtà non c’era molta gente che approvava o dissentiva, rimanevano solo tutti un po’ straniti”…
E l’origine del nome? “Le luci della centrale elettrica” fa pensare di più ad un gruppo e non ad un solista, è un ambiguità voluta?
Non me la sentivo assolutamente di dare il mio nome ad un progetto, mi sembra una cosa fuori tempo. Ho sempre suonato in gruppo, con un certo tipo di mentalità , e soprattutto il mio nome non rivendica niente. Invece “Le luci della centrale elettrica” dà già uno sfondo al progetto, non sono la mia autobiografia ambulante per cui non mi interessava dargli il mio nome, e, appunto, parlo anche di altre cose, rubo dai paesaggi che vedo, dalle conversazioni dei miei amici, dai libri che leggo, dalle persone che incontro che sono queste “luci della centrale elettrica”, è una cosa corale, io non esisto, tanto che in ogni concerto vorrei essere in un angolo al buio, con qualcuno che mi proietta immagini dietro..
Esiste veramente una centrale elettrica in particolare?
A Ferrara ne esiste una, che però non è proprio una centrale, è una raffineria di non si sa cosa, una presenza monumentale che non fa vedere le stelle in tutta la periferia. Una delle cose più belle che ci sia da vedere a Ferrara.
Hai ri-registrato da poco con un personaggio quale Giorgio Canali. Come vi siete conosciuti? Cosa ha aggiunto al tuo lavoro?
Ho avuto questa possibilità indispensabile per l’uscita del disco. Ho incontrato Giorgio Canali per caso, sapevo che abitava a Ferrara ma non lo conoscevo di persona, ho sempre ascoltato i suoi dischi. Gli ho dato il mio album e quando ci siamo rincontrati dopo tre mesi ad un live degli Zen Circus a cui io suonavo di spalla, mi ha detto che gli era piaciuto molto e che avrebbe voluto fare con me la registrazione del disco. Ed è stata una fortuna perchè altrimenti io non avrei trovato nessuno disposto a mettere dei finanziamenti in questo mio progetto, per quanto ci sia stata comunque molta attenzione intorno, poichè le etichette indipendenti vogliono al 99% dei casi un disco già registrato con il master fatto”…Il disco comprende metà pezzi del demo e metà nuovi, si mantiene sempre abbastanza “grezzo”, chitarra acustica, chitarra elettrica, senza batteria, rimangono canzoni da spiaggia deturpate. Giorgio Canali ha messo qualche chitarra, in modo che suoni di più la parte strumentale, ma non è intervenuto sulla voce.
Si sa già una data di uscita del disco? Hai già contatti con delle etichette?
Spero esca tra febbraio/marzo/aprile. Le etichette in realtà si sono fatte sentire nell’ultimo mese. Penso troverò quella con cui voglio uscire, e in caso contrario io sono tutt’ora dell’idea di far uscire il disco con un’etichetta mia, tanto basta aprire un Myspace ed è fatta”…Penso che l’album verrà pubblicato come un libro, in cui raccolgo gli scritti, magari un po’ rielaborati, pubblicati per ora solamente solo sul mio blog (http://lelucidellacentraleelettrica.blogspot.com/) che è comunque parte integrante del mio progetto.
Parliamo di tutte queste influenze che si leggono nella tua pagina myspace”…Fabrizio De Andrè, i fumi della Montedison, “Fiducia nel nulla migliore” di Moltheni, i CCCP, Rino Gaetano, i Baustelle, i fluxus, le straordinarie avventure di Penthotal e Andrea Pazienza, De Gregori, Enrico Grezzi, Tondelli, tua mamma che canta Battisti”…
Battisti è importante”…E poi tutte le altre (anche se tengo di più ai fumi della Montedison). Mi dispiace vedere che diversi gruppi sembra parlino solo delle influenze musicali che hanno, perchè l’unica cosa che penso ascoltandoli è che si sono ispirati a questa band piuttosto che ad un altra. A me ispira molto di più una persona che incontro o un fatto che accade; le mie canzoni saranno molto più ispirate dal fatto che adesso stanno “cadendo dai cieli fogli di via” più che in qualsiasi altro periodo, come ai bei vecchi tempi italiani. Mi dispiace quando le conversazioni musicali vertono solo sui gruppi musicali, perchè stiamo creando una nicchia che con la cosiddetta realtà ha niente a che fare, cioè la musica per la musica non mi interessa per niente.
I Fluxus, ad esempio, sono un gruppo che stimo tantissimo, assolutamente sottovalutato nel panorama contemporaneo. Penso che abbiano descritto gli anni 90 come nessun altro, io li metto davanti a tutti quelli che poi sono diventati i gruppi più importanti del rock italiano.
Nei tuoi testi ci sono spesso dei riferimenti a luoghi (città molto diverse come New York e Belgrado, ma anche la stazione Termini, i garage di Milano nord, etc.) Quasi come se la storia che un luogo può raccontare fosse altrettanto forte di quella che può raccontare una persona. Quanto conta la fascinazione dei luoghi nella scrittura dei tuoi pezzi? Sono sempre luoghi vissuti in prima persona che hai voluto fissare in una canzone, o anche luoghi immaginati?
I luoghi contano tantissimo, sono sempre luoghi vissuti da me o da altri, perchè sono comunque memorie che ci sono state comunicate. Poi sicuramente i posti in cui vivi cambiano l’approccio a come scrivi e a come vedi le cose.
Ho avuto la fortuna di vederti un paio di volte live insieme a Dente, cantautore pop nato a Fidenza e trasferito anche lui a Milano. Esperienze comuni, insomma. Avete un’affinità assolutamente molto divertente, ce ne parli un po’?
Dente l’ho conosciuto tramite Myspace, ho sentito i suoi pezzi che mi piacevano tantissimo e ci siamo scritti. Poi ero a Milano un giorno che lui suonava in un locale, e gli ho chiesto “Ma se vengo a suonare prima del tuo concerto?” lui ne è stato entusiasta, alla fine da lì è nato il primo concerto, da allora ci siamo proposti noi qualche volta insieme, altre volte ci chiamano solo in coppia, e ci troviamo benissimo.
Cosa ascolti in camera tua e cosa canti sotto la doccia?
La cosa più “allegra” che ascolto e che mi mette più di buon umore sono assolutamente i Diaframma, però da quando ha cominciato a cantare Federico Fiumani. Adesso ho registrato un pezzo suo per una compilation che sta facendo proprio Fiumani di suoi pezzi rifatti, tra cui, oltre a me, ci sono anche Dente e i Baustelle, che uscirà l’anno prossimo.
L’intervista si può ascoltare nella versione integrale sul poadcast di Lazysundays di domenica 18 novembre.
Ringrazio Vasco, Tommy e Dhinus, per la pazienza, le tazze di thè, la collaborazione.
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