Nic Cester, il carismatico cantante/chitarrista e front man degli australiani Jet torna in scena dopo qualche anno e per la prima volta in veste solista, confezionandoci un disco inaspettato.
Nei mesi passati il cantautore ci aveva stuzzicato l’appetito con i singoli “Psichebello” e “Eyes on the Horizon“, quest’ultimo presentato in pompa magna con un video dall’atmosfera retrò che vede lo stesso Nic sul set allestito dell’Apollo Club di Milano assieme al super gruppo The Milano Elettrica, band che vede protagonisti molti volti noti del panorama italiano : Sergio Carnevale ex batterista dei Bluvertigo e Daniel Plentz dei Selton in una formula a doppia batteria, Adriano Viterbini chitarra dei Bud Spencer Blues Explosion, Raffaele Scogna alle tastiere e Roberto Dragonetti al basso, Domenico Mamone sax dell’Orchestra di Via Padova e Paolo Ranieri alla tromba.
Esce quindi il 3 Novembre sotto l’etichetta australiana Bloodlines “Sugar Rush” album prodotto da Jim Abbiss (Björk, Adele, Artic Monkeys, The Kooks, Kasabian) e registrato dall’italiano Tommaso Colliva tra le rinomate Officine Meccaniche di Milano e la prestigiosa Lyndhurst Hall, attuale sede degli AIR Studios di Londra fondati nel 1965 dal quinto Beatle Sir George Martin. Elemento chiave in studio è la stretta collaborazione con la band funk/jazz Italiana Calibro 35, conosciuta per il sound ispirato alle soundtrack italiane dei film polizieschi anni ’70 e prodotta dallo stesso Colliva.
Dimenticatevi quindi il sound del rock puro e dell’Hard Rock dei Jet perchè in questo disco c’è di più, in questo disco c’è tanto, c’è molto, c’è di tutto.
Uno di quei dischi che lascia di stucco dopo i primi secondi di ascolto tra una mistura compatta di suoni creata da molteplici strumenti. Il primo brano “Sugar Rush” mette subito le cose in chiaro partendo in un intreccio di suoni anni “’70 tra Hammond, chitarre oscillanti, fiati e percussioni che ricordano in alcuni punti le atmosfere caratteristiche di dischi come “Abraxas” di Santana o “Elegant Gypsy” firmato Al Di Meola. Il tutto è ovviamente esaltato dalla voce graffiante di Nic che “‘blueseggia’ saturando la voce con estrema facilità anche nelle tonalità più alte. La sua predisposizione naturale al canto è semplicemente imbarazzante lo sappiamo, riesce a fare qualsiasi cosa rendendo al massimo, ma questo album è l’assoluta conferma che la sua voce si plasma alla perfezione nei generi più svariati.
Soul, blues nostalgico,a tratti Hip Pop misto rhythm and blues, incredibile la quantità di generi e sottogeneri che vanno a braccetto in questo disco, il tutto con una totale naturalità , sembra tutto così studiato, così perfetto ma al contempo genuino, schietto, autentico. Ma non spaventiamoci, la componente rock’n roll è sempre di casa ed è proprio il particolare denominatore comune che tiene saldi i brani che risultano tra loro così diversi.
Il disco scorre e le canzoni risultano ognuna caratteristica, sembra quasi siano state composte nell’arco di 10 anni diversi. Si spazia da brani come “who You Think You Are” quasi contemporary R&B, alla breve e malinconica “On Top Of The world” quasi in stile Muse, fino alla ritmata e magnetica “Neon Night”.
In tutto questo il cantautore emoziona senza precedenti attraverso un songwriting più sincero e diretto, sembra di essere quasi ad ascoltare un amico che si vuole confidare. Questa è la particolarità dell’album, una capacità comunicativa che prima non poteva essere utilizzata, forse perchè ora non ci sono catene, non esistono compromessi, non ci sono contratti discografici blindati che impongono limiti. Qui c’è l’artista al completo, c’è Nic nudo e crudo con i suoi brani scritti, messi in dubbio proprio da se stesso, poi modificati, migliorati e alla fine perfettamente riusciti.
Non è facile proporsi in veste solista, figuriamoci dopo aver militato in una band da 6,5 milioni di dischi venduti. Nic Cester ritorna dopo un periodo di pausa e lo fa in grande stile, indossando una giacchettina bianca da far invidia al buon Sonny Crockett.
Disco pazzesco.