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Il disco più DFA di Black Dice è la prima uscita del gruppo dopo il distacco da DFA. Non sappiamo al momento la causa del divorzio, ma supponiamo che dopo l’overdose di paste che ha seguito il successo internazionale dell’etichetta di Tim Goldsworthy e James Murphy (il tizio di LCD Soundsystem che somiglia all’orso Yoghi e ha fregato il nome al leggendario chitarrista metal) si stia preparando un down di quelli riservati a quelli che hanno fatto il trend fin troppo a lungo; e chi sacrificare per primo se non i più bizzarri e bruciati artisti dell’etichetta? Black Dice, insomma. Che per l’occasione raccolgono qualche materiale da singoli e lo risputano fuori su Paw Tracks (Animal Collective) spaccandoci a metà con il loro disco più pop di sempre. Archiviata l’onanistica parentesi “progressiva” del loro episodio più debole E possibile pietra tombale (Broken Ear Record) si gettano di peso in una specie di ovattato elseworld di grooves alla Black Dice che ipotizzano una nuova forma di musica dance rovinata da bestemmie sonore analogiche d’ogni genere, roba che ad ogni passaggio nello stereo chiede d’esser suonata a volumi più alti -con un pezzo figo dietro l’altro, da “Roll Up” (che sembra il riempipista di un rave frequentato solo da fanatici di Brian Yuzna) in poi. E non intendiamo grooves metallici che odorano di mestiere della bassa macelleria come poteva essere la fase più “overground” degli ex-sodali Wolf Eyes: stiamo parlando di musica pop, deviata e fritta e “industrial” quanto volete ma capace di funzionare a qualsiasi livello -una volta data la necessaria fiducia al disco. è stupefacente pensare a “Load Blown” come al disco interlocutorio che è e rendersi conto al contempo di quanto certosino sia il lavoro d’insieme sulla proposta, e quanto convincenti i risultati, e quanto coinvolgente la musica in sè. D’un tratto Black Dice torna ad essere uno dei nostri gruppi preferiti. |
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