E’ passato poco più di un anno dall’uscita di “Jessica Rabbit” quinto disco degli Sleigh Bells, ma Derek Miller e Alexis Krauss non hanno intenzione di fermarsi. Anzi rilanciano con “Kid Kruschev”, mini album ispirato da un trasloco (quello di Alexis Krauss che si è trasferita fuori New York) e dalla situazione politica dell’America di Trump. Gli Sleigh Bells lasciano Brooklyn, un tempo patria indie ormai diventata caotica e modaiola. Scappano dalla città come il Mitch Robbins interpretato da Billy Cristal nel film di Ron Underwood, fuggono da vicini molesti e traffico impazzito per rifugiarsi tra foreste e montagne. Affiancando sempre più spesso l’energia oscura dei sintetizzatori alle chitarre.
Prendiamo “Rainmaker” ad esempio: è costruita attorno a un sample di “Ashley’s Roachclip” dei The Soul Searchers e a un giro di note che suona innegabilmente familiare e in effetti lo è, visto che accompagnava il trailer di “Reign Of Terror” nel 2011 e qui torna in versione riveduta e corretta. Ci sono band che farebbero di tutto pur di non ripetersi, agli Sleigh Bells ripetersi non fa alcuna paura. Trasgressivi anche nei momenti più soft (la semi acustica “Florida Thunderstorm” che riprende là dove “I Know Not To Count On You” aveva lasciato) dimostrano la solita grinta.
“Kid Kruschev” è minaccioso, teatrale. Estremo nelle emozioni, nei riff di “Panic Drills” e nel sound distorto di “Blue Trash Mattress Fire” o “Favorite Transgressions” dove le chitarre restano protagoniste, più sfumato in “And Saints”. Un nuovo inizio per Derek Miller e Alexis Krauss, che nel prossimo futuro vorrebbero pubblicare altri mini album di lunghezza simile. La brevità in questo caso gli si addice nonostante qualche piccolo passaggio a vuoto (“Show Me The Door”). Rumore pop decisamente non rassicurante.
Credit Foto: Steve Bowbrick from Radlett, United Kingdom / CC BY