Qualche anno fa la rivista online “Slate” ha definito Jeff Mangum, deus ex machina dei Neutral Milk Hotel, il “Salinger dell’indie rock”. Proprio come l’autore de “Il giovane Holden”, Mangum ha preferito sparire quasi completamente dai radar dopo aver raggiunto l’apice di un inaspettato successo con l’album “In the Aeroplane Over the Sea”, seconda e ultima prova in studio per il progetto nato in Louisiana sul finire degli anni Ottanta.
Una mossa clamorosa quanto incomprensibile per un artista che sembrava sul punto di diventare l’astro nascente della scena indie folk a stelle e strisce; a prevalere fu però il desiderio di tornare a una vita normale, fuggendo a gambe levate da una celebrità mai agognata. Nel 2003, in una mail indirizzata al giornalista Kevin Griffis, il misterioso e introverso cantautore, già venerato come un mito dai suoi estimatori, motivò così la sua scelta: “Non sono un’idea. Sono una persona che chiaramente vuole essere lasciata in pace.
Se la mia musica ha significato qualcosa per voi, allora rispetterete la mia decisione”. Infine la pazienza dei fan è stata lautamente ripagata: Jeff Mangum è tornato sulla terra e, con una reunion e un tour da tutto esaurito tra il 2013 e il 2015, ha dimostrato di essere un comune mortale che non campa solo di royalties. Tuttavia, se non ci fosse stato quell’eclatante passo indietro sul finire dello scorso secolo, i Neutral Milk Hotel probabilmente non avrebbero mai raggiunto lo status di intoccabili leggende affibbiatogli dalla critica di mezzo mondo e il loro canto del cigno non sarebbe considerato uno dei maggiori capolavori della musica alternativa degli ultimi vent’anni.
Ma “In the Aeroplane Over the Sea” merita davvero ancora così tanta attenzione, a distanza di ben due decenni dalla sua pubblicazione? Considerando il fatto che artisti del livello di Arcade Fire, Brand New, Mountain Goats, Beirut, Dresden Dolls e Glen Hansard (solo per citarne alcuni) non hanno mai nascosto il loro amore incondizionato per questo disco, c’è da essere sicuri di trovarsi al cospetto di un’opera che, con il passare del tempo, è diventata sempre più influente. Più di quanto avrebbe potuto pronosticare lo stesso Jeff Mangum, che pure si sforzò enormemente per ottenere un risultato degno delle sue aspettative.
Fedele al manifesto dell’Elephant 6 Recording Company, il collettivo artistico da lui co-fondato insieme ad alcuni amici di infanzia che avrebbero poi militato tra le fila di The Olivia Tremor Control e The Apples in Stereo, Mangum compose e registrò una serie di canzoni orecchiabili e non troppo articolate in grado di resistere alla prova del tempo. Lo fece però a modo suo, procurandosi una serie di strumenti decisamente poco convenzionali ““ tra questi seghe musicali, radio a onde corte, flicorni, uilleann pipes e addirittura un sax digitale della Casio fuori commercio ““ e immergendosi in un mondo colorato e psichedelico che sembra uscire dalle pagine di un libro scritto da un Lewis Carroll cresciuto ascoltando musica punk e Syd Barrett.
Dietro l’apparente leggerezza dei brani e un’atmosfera da piccola fiera che trabocca di chitarre acustiche, fiati da banda di paese e fisarmoniche, si nasconde però uno dei concept più drammatici nella storia del rock: “In the Aeroplane Over the Sea” è dedicato alla memoria di Anna Frank, la giovane tedesca simbolo della Shoah che Mangum, come canta in “Oh Comely”, vorrebbe salvare dall’orrore del nazismo “con una sorta di macchina del tempo”. Il cantautore di Ruston insegue questo sogno impossibile per tutti i quaranta minuti dell’album, dando vita a una fiaba surreale e a tratti grottesca nella quale la sua infanzia si fonde con quella perduta della vittima dell’Olocausto.
Nell’indie folk quasi “circense” e a bassa fedeltà dei Neutral Milk Hotel non vi è però mai traccia di disperazione o tragedia; la malinconia che attraversa le note di “Two Headed Boy”, “Holland, 1945” e “Ghost” sa di nostalgia ma non di rimpianto. Farsi consumare dalla tristezza anche quando non si ha assolutamente alcun motivo per sorridere è inutile. Anna Frank lo sapeva bene e Jeff Mangum lo ha ribadito nella meravigliosa title track di “In the Aeroplane Over the Sea”:
“E un giorno moriremo
E un aeroplano spargerà le nostre ceneri sul mare
Ma per adesso siamo ancora giovani
Restiamo stesi sotto il sole
E contiamo ogni cosa bella che riusciamo a vedere”
Data di pubblicazione: 10 febbraio 1998
Tracce: 11
Lunghezza: 39:55
Etichetta: Merge, Domino
Produttori: Robert Schneider
Tracklist:
1. The King of Carrot Flowers, Pt. One
2. The King of Carrot Flowers, Pts. Two & Three
3. In the Aeroplane Over the Sea
4. Two-Headed Boy
5. The Fool
6. Holland, 1945
7. Communist Daughter
8. Oh Comely
9. Ghost
10. Untitled
11. Two-Headed Boy, Pt. Two