Al Sud non si lavora. Al Sud non c’è mai niente. Al Sud musicalmente sono fermi. Ce ne fosse una giusta.

Mentre in molti remano contro la loro stessa terra, c’è chi si rimbocca le maniche ed organizza eventi in location suggestive, con artisti di caratura nazionale. Loro sono i ragazzi di Be Alternative Eventi e, anche quest’anno, hanno tirato su a Cosenza un festival da far perdere la voce alle centinaia di ragazzi e ragazze accorsi alle due serate di eventi.

Come già  detto, due serate.
La prima ha visto salire sul palco il duo milanese Coma_Cose seguiti da Frah Quintale, con apertura e chiusura dei live lasciata ai piatti e alla selezione musicale di Fabio Nirta.
La seconda ha visto esibirsi dapprima Picciotto, giovane rapper palermitano, e poi Willie Peyote.
Apertura e chiusura della serata affidata alle sapienti mani di KEEP it REAL Movement dj set.

Prima serata: a causa del maltempo, fenomeno raro ma a quanto pare non impossibile nel mese di Giugno in Calabria, un cambio di location fulmineo ha permesso di non perdere la serata.
Dal Castello Svevo di Cosenza si è scivolati via di qualche centinaio di metri presso l’auditorium “A.Guarasci”.

Arrivo presto presso la struttura, saranno state le 18:30, circa tre ore prima dell’inizio della serata. Sono già  qualche centinaio i ragazzi che, muniti di ombrello, aspettano l’apertura dell’auditorium. Guardo i loro visi, cantano “Anima lattina” e “Cratere”, sono felici, nonostante la pioggia.
Sono giovani e belli, tutto il contrario di me, sorrido.

Entro dentro, saluto Cristian, Fabrizio e Marco, colonne di Be Alternative Eventi.
Frah Quintale è sul palco, sound check in corso. Devo ammettere che fa sempre figo entrare durante i sound check.
Diventano dei piccoli concerti privati, per pochi intimi. Poi tocca a Fausto e Francesca, Coma_Cose, ragazzi sorridenti con i quali mi intrattengo a scambiare più di una chiacchiera.

Passano velocemente le ore che separano me e i ragazzi fuori dall’inizio dei live. L’ingresso dei giovanissimi è accompagnato dalla selezione musicale di Fabio Nirta, noto ai più per aver trollato qualche anno fa i Daft Punk, oltre ad essere dj, producer e promoter di eventi.

Coma_Cose on stage. Prime note, è lei, è “Anima Lattina”.
I decibel aumentano, le ragazze sudano in prima fila. I flash lottano con le luci stroboscopiche.

E se magari l’autunno è
soltanto un ideale da difendere,
come i tuoi 501 rotti sui ginocchi,
ricorda queste notti,
siamo come lentiggini
impermeabili alla pioggia

Urlo anch’io. I miei quasi trent’anni li sento meno. Ne scolo una da 33 e non da 66, e va bene lo stesso,
devo guidare. Milano al centro dei loro testi.
Te la senti addosso quando cantano e se qualcuno non avesse mai visitato la Milano e ciò che la circonda, loro sarebbero pronti a dire “se abitassi qui capiresti” (Deserto).
Le citazioni ai big della musica italiana non mancano. Da Battisti a Celentano, passando per De Gregori e Vasco Rossi, ognuno di loro ha avuto un riferimento in almeno un testo del duo milanese.
Il loro live si chiude con “Post Concerto” che assume le sembianze di un coro unanime. Le voci si mixano, le luci riflettono sulle retine della prima fila, si respira serenità .

Torna in cattedra Fabio Nirta ma solo per qualche minuto, giusto il tempo di far comparire sulla scena
il main eventer della serata, Frah Quintale.
Ricordate le maglie sudate della prima fila? Ora sono bagnate fradicie e non per la pioggia che, imperterrita, continua a venir giù.
Le ragazzine urlano, quasi disinteressate della voce. Poi iniziano a cantare e capisco che non vogliono solo il corpo di quel ragazzotto che saltella in lungo e largo sul palco. “Sotto Effetto”, “Branchie” e “8 Miliardi di Persone” è la prima triade di brani eseguita. Amo visceralmente la terza. Mi sento un teen e non me ne vergogno.

E tu sei brava a farmi male a farmi la guerra,
a dimenticarmi a casa quando sei di fretta
e se ti stringo forte i polsi è per tenerti qui,
per vedere se sei ancora viva quando sei fredda…

Il live scivola via che è una bellezza. Voci, luci, movimenti sul palco, le mani che passano tra i capelli delle ragazze in prima fila e che cercano di staccarsi di dosso quelle maglie ormai troppo bagnate da essere diventate una seconda pelle.
Una piccola danza in prima fila, sorrido. Arrivano in sequenza “Hai visto mai” e “Missili” e la temperatura si scalda ancora di più. “Nei treni la notte” è vita. Altro pezzo che amo.

Ti ho vista illuminarti all’alba.
Eri bella pure quando si son spenti i lampioni…

Termina il live e termina con una richiesta quasi assurda della famosa prima fila che ho amato per tutto il live:
i bicchieri che ha usato Frah Quintale durante l’esibizione. Sorrido ancora e rollo la mia sigaretta post concerto.

Passano quattro giorni e ci ricasco.
Risaliamo qualche centinaio di metri e stavolta siamo nel posto scelto dai ragazzi di Be Alternative Eventi:
il Castello Svevo di Cosenza.
Senza denigrare la location usata per necessità  ma qui il livello si alza a dismisura.
Una struttura che viene eretta nel 937 d.C e che guarda dall’alto le luci della città  e Coez può accompagnare solo.

L’ingresso dei ragazzi è accompagnato dal KEEP it REAL Movement dj set. Il resto lo fanno la Luna che fa capolino dietro il palco, le stelle e i Mojito.

Sale sul palco Picciotto, giovane rapper palermitano che, dice, “per lottare contro la dispersione scolastica e gli emarginati uso la grinta della musica e del canto“. Una realtà  difficile Palermo, così come tutto il Sud Italia,
e quale buon modo se non la musica per far partire questa rivoluzione.
“Sole” è un pugno in faccia, ti sveglia.

Cerca la luce Sole tra i lampioni semi-accesi,
passi non distanti da coloro che si sono arresi,
studia di notte, il giorno bazzica negli atenei
non frequentando impara dalla strada e dai cortei.
Vive da sola Sole ma sogna una famiglia,
magari una figlia, lei che non si è mai sentita figlia
in mezzo a figli di papà  o figli di una società 
capace di succhiare l’anima all’umanità …

Picciotto imbandisce una tavola perfetta per Willie Peyote, piemontese che fa dell’ironia tagliente la sua arma migliore. La band è sul palco, i ragazzi urlano e aspettano trepidanti. Il batterista batte quattro, Guglielmo fa il suo ingresso con il microfono in mano dal backstage. Questa volta sono stato poco attento alla scaletta, quindi sarà  tutto un flusso di coscienza e Joyce sarà  fiero di me, o forse no.

Frank Sativa, tastierista della band, gioca in casa e si sente. Le note si disperdono tra i ruderi del Castello Svevo, la voce si propaga nell’aria. Perchè si sa, all’aria aperta si suda meno e a ritmo delle note i presenti cantano che è un piacere.

Lei mi guarda negli occhi come se stesse cercando qualcosa di corsa
e sparge tutto sul tavolo come quando non trova le chiavi in borsa…

Chiavi, smartphone, elastici per capelli, tutto a terra, tutto da ritrovare. Sussulti, ogni colpo di basso corrisponde ad un saltello di lei, la ragazza in prima fila. Non salta solo lei ma anche lui che, nonostante tutto, cerca di chiudere questa camicia di forza immaginaria per avvicinarla a sè. Lei canta, lui meno. Le mani di lei sono in alto, le mani di lui sono in basso.

L’ironia tagliente citata prima emerge quando Willie Peyote inizia a cantare “Metti che domani”.

E metti che domani scoppia la guerra mondiale
ma noi siamo italiani e puntiamo a pareggiare.
Metti che domani vinciamo il campionato
scendiamo tutti in piazza come in un colpo di stato…

Sensazioni.
Si passa dal tagliente al romantico con la stessa velocità  con cui si cambia un giro di chitarra. Love is in the air insomma. Momento romanticismo quando risuonano le note di “Che bella giornata”.
Le delusioni amorose ci passano davanti, si confondono con le luci del palco.

Faccio sto lavoro di merda da un pezzo e poi a essere onesto
vorrei mi licenziassero, che si dimenticassero di me
in un attimo come hai fatto te,
come se non mi fossi fatto in tre
per riuscire a darti il meglio
ma alla fine forse un meglio che non c’è...”

Ridere non è semplice adesso per i romantici. Menomale che Willie Peyote ci ricorda che a volte il coltello si può avere anche dalla parte del manico, che non si soffre solo per amore, ma si può anche far soffrire.
Non che questo possa farci sentire bene ma un buon palliativo si.
Tutti noi abbiamo avuto delle ottime scuse nella nostra vita…

Non sei stata niente di speciale, no,
ma neanche un errore…
Sei solo un’ottima scusa per uscire a bere e incontrare persone.
Non sei stata niente di speciale, no,
ma neanche un errore,
sei solo un’ottima scusa per portare avanti la conversazione…

Perchè dai, l’amore è il motore di questo mondo.
Lo si vede in modo palese, lo dimostrano le lingue che si intrecciano nella penombra quando Willie Peyote esce e rientra sul palco per qualche pezzo prima della chiusura. Le mani scivolano sulle gonne, il piacere si manifesta sui visi dei ragazzi. Sarà  una lunga notte di fine primavera, mentre i Mojito continuano a scorrere giù, tra gli esofagi di chi, da solo, tornerà  dopo qualche ora a casa.