“Trouble in Dreams” è il nuovo prezioso episodio della saga di quella che ormai (già da un po’ di tempo in verità ) si può considerare una certezza della scena indie-pop moderna, ovvero iDestroyer capitanati dal visionario Dan Bejar, già membro dei New Pornographers e degli Swan Lake. Ma se alcuni penseranno al “solito” indie-pop (non so bene neanche io a cosa mi riferisco in effetti”…eheh) allora verranno di certo shockati (in maniera delicata, sia chiaro) dall’ascolto di “Trouble in Dreams” (così come dall’ascolto di un qualsiasi altro vecchio album del Distruttore, è bene dirlo).
è pop “totale” (ovvero che raccoglie dentro di sè tutti i rivoli del nobile rock “leggero”), intimistico ma anche vivace, memore certamente della lezione del passato ma incredibilmente originale, fresco, “nuovo”. Decisamente “nuovo”. Tutto merito di alcune sofisticate soluzioni, di dinamiche non del tutto prevedibili e non del tutto, come dire, “rassicuranti”, e poi anche di un gusto melodico e di una sensibilità armonica assai particolari.
“Blue Flower/Blue Flame” è un folk stralunato, svagato, che sovrappone pennate regolari a semplici ma simpaticamente schizoidi linee di chitarra elettrica e di piano. Poi “Dark Leaves” spinge un po’ il piede sull’acceleratore, ma senza aggressività , piuttosto puntando su una festosità per certi versi tragicomica. Il tessuto sonoro appare immediatamente colorato e rutilante e continuerà a sfoggiare nuove tinte sempre più accese finchè la chitarra si farà aspra e le ritmiche ancora più pimpanti. In “The State” gli strumenti sembrano seguire l’umore lunatico della batteria, la quale fa intendere di voler sparire, poi si risveglia e procede con fare sornione, e infine si dà una mossa e diviene grassissima e quadrata.
La meravigliosa “Foam Hands” è la ballata più gentile e calda dell’album, destinata a quelle mattinate in cui si osserva un fondo di caffè cercando di leggerci dentro il futuro, e poi magari si ride della propria cretinaggine. Per come si sviluppa sia per come è strutturato, è anche il brano più “normale” della raccolta, con quel suo lento, placido climax che culmina con una bella coda impreziosita da minimalisti tocchi di chitarra e romantiche frasi d’archi. è incredibile come subito dopo ci si possa emozionare ancora di più grazie a “My Favorite Year”, anche se è un’emozione un po’ diversa. Certamente più “violenta”, che ti arriva dritta in faccia. Le chitarre paiono deragliare di continuo, ma sovrapponendosi riescono a creare meravigliosi, sensatissimi flussi intrecciati. Poi ecco la batteria effettata e le malinconiche gocce nude del piano, mentre Bejar si perde nel suo “la-la-la” onirico.
“Shooting Rockets (From The Desk Of Night’s Ape)” appare tesa, drammatica, quasi epica, pervasa da un inconsolabile pessimismo “universale”. Ci pensa “Introducing Angels” ad alleggerire i toni, ma siamo ancora dalle parti di una malinconia post-sbornia che non se ne vuole andare via”…e non pensiate di scrollarvela da dosso con la successiva “Rivers”, traccia smarrita tra riflessioni amarognole e visioni sognanti, indecisa se picchiare duro o se approfondire radiosi spunti melodici (la melodia alla fine vincerà ).
Ci si può rifugiare a questo punto in “Leopard Of Honor”, elegante, un po’ ombrosa invero, e pure questa un po’ delirante, in fin dei conti. E allora “Plaza Trinidad” è ancora più matta e imprendibile, con quelle inaspettate circonvoluzioni vertiginose che vanno a sovrastare un incedere elefantiaco, mentre finisce pure per uscire fuori pure uno spirito veramente rock “‘n’ roll, seconda una visione gradevolmente sconclusionata.
La luce di “Trouble In Dreams” si estingue con “Libby’s First Sunrise”, e anche qui appaiono elegantissime ed efficacissime le stratificazioni e le armonie create dai Destroyer.
Libby’s first sunrise
You’ve been wasted from the day
of wandering and boozing and sleeping outside
Now the light holds a terrible secret
And now you know-whoa
That this is what you get
You’ve been wandering around
You’ve been fucking around
“…
Now the light holds a terrible secret
The light holds a terrible secret
The light holds a terrible secret
The light holds a terrible secret
Ah, the light”…
Oh, the light”…
Oh, the light”…
Oh, the light”…
Mentre sotto sembrano incrociarsi mille melodie e uno splendido tappeto di archi sintetici va pian piano a prendere il sopravvento su tutti gli strumenti, scende il tramonto”…
“…credevamo fosse l’alba che aspettavamo da tanto tempo.