Sarà  capitato a tutti quanti, più e più (e più) volte. Una serata da qualche parte per andare a vedere quella band a cui tenete particolarmente (ma va bene anche una semplice curiosità , quanto basta per creare un minimo di aspettativa). Siete arrivati, avete preso da bere, siete pronti e in attesa. Poi sul palco sale della gente e imbraccia gli strumenti. Sguardi interrogativi tra il pubblico. Sono loro?, sentite chiedere. No, non mi sembra proprio, qualcuno risponde. E’ il gruppo spalla. E per la mezz’ora successiva dovete sorbirvi la musica di questi giovincelli che non avete mai sentito nominare. Di per sè, la cosa non sarebbe neanche terribile: ci sono un sacco di band di cui ignorate l’esistenza, e poi, certo, spazio alle novità . Il problema fondamentale è che spesso e volentieri i giovincelli di cui sopra non fanno musica che sia degna d’interesse e risultano quindi, semplicemente, fastidiosi. E quella mezz’ora diventa lunghissima. Fare il gruppo spalla è un mestiere difficile. Il bello però è che se ci sai fare, con un po’ di fortuna (quella ci vuole sempre), riesci a farti notare. E smetti di fare il gruppo spalla.

Non ricordo quando ho visto per la prima volta suonare gli Heike Has The Giggles. Ricordo che li ho visti molte volte e in molti posti diversi, ogni volta nel ruolo di band che apre la serata. Ricordo anche che ogni volta mi sono divertito parecchio. Un fatto insolito e un segnale molto positivo. Sono due ragazzi, al basso e alla batteria, e una ragazza, chitarra e voce, provenienti da Solarolo, paese in provincia di Ravenna più noto, va detto, per aver dato i natali alla nostra, immarcescibile, Laura Pausini. Fortunatamente qui siamo ben lontani dai languori nazionalpopolari della cantante orgoglio dell’Italia all’estero: punk-funk è il modo più felice per raccontare quello che fanno gli Heike Has The Giggles. Senza molto altro da aggiungere, senza pretese innovative, senza vuoti esercizi di stile.

Quello che non manca è la decisione: canzoni veloci, tirate, capaci di trovare la stessa efficacia in mezzo a un dancefloor frenetico (“Doctor S.”), tra toni (relativamente) più pacati (“June 16”), prendendo posizione su Britney Spears (“Stop Joking About Britney Spears”), citando Tarantino (“The Bride”), virando verso il rock (“Two Sisters”), tornando verso il funk (“Commutatio Loci”).

La chitarra e la voce di Emanuela Drei non danno tregua, incisive e precise, mentre Matteo Grandi e Guido Casadio costruiscono con basso e batteria le strutture adatte per poter reggere l’impatto. La lezione è quella antica e originale dei Gang Of Four, aggiornata dalla maniera dei primi Artic Monkeys, ma senza spocchia e manie di grandezza. Gli Heike Has The Giggles fanno questo e lo fanno bene. La conseguenza inevitabile è un’uniformità  nei suoni e nelle soluzioni che non spinge il disco oltre la sufficienza. La buona notizia, però, è che i ragazzi ci sanno indubbiamente fare: due pezzi impeccabili come “Robot e “Sh!” lo dimostrano in poco più di quattro minuti. Con qualche mezzo in più per curare la produzione e la voglia di allargare i propri orizzonti che arriva, inevitabile, insieme al tempo è certo che gli Heike Has The Giggles possono fare ancora molto. Per il momento continuano a suonare, e spesso non sono più loro il gruppo spalla.

Cover Album

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Sh!
[ Kitano – 2010 ]
Similar Artist: Artic Monkeys, Gang Of Four, Bloc Party, 1990s
Rating:
1. Doctor S.
2. Robot
3. Sh!
4. Two Sisters
5. Too Many DJ’s
6. Stop Joking About Britney Spears
7. June 16
8. Commutatio Loci
9. The Bride
10. Breathe
11. Chewing Gum (Under Your Shoe)