Effetto nostalgia, non certo come se mi trovassi per le mani un Commodore 64 perfettamente funzionante o un ghiacciolo “Squalo”, che la Eldorado mise in commercio negli anni 80 (per poi ritirarlo per la evidente presenza di coloranti tossici al suo interno), ma la linea retta dello spazio-tempo è stata curvata di quel tanto per trovarmi inchiodato nel 2001. Bei tempi quelli di “The Optimist Lp” e del successivo “Ether Song”; non che avessi molti capelli in più di adesso, ma riuscivo ancora ad emozionarmi per qualche fenomeno targato NME, tipo il New Acoustic Movement, una cazzata inventata ad arte dai giornalisti d’oltremanica.

“Outbursts” suona esattamente come i Turin Brakes degli esordi, in bilico tra pop acustico e romantico e qualche accenno ai Radiohead di “The Bends”. La freschezza degli esordi lascia un po’ il passo ad un mestiere collaudato e sufficientemente credibile, che in certi casi regala episodi sopra la media (“Mirror”, “Rocket Song” e la title-track di chiusura disco) e in altri offre passaggi da sufficienza piena. Giocano bene con le emozioni facili, il pop radiofonico e piacione, sfiorando la banalità  anche quando provano ad imitare gli Stereophonics (“Never Stops”), ma è una banalità  che piace, anche se qualche purista delle sonorità  sghembe e del lo-fi a tutta forza potrebbe inorridirsi al cospetto del giudizio finale. Il disco si ascolta con piacere e qualche volta emoziona più di quanto mi aspettassi e non mi importa se qualcuno storcerà  il naso di fronte ad una produzione così sfacciatamente citazionista. Non sempre si giudicano i dischi nuovi parlando di cosa altri hanno fatto in altri tempi. Oggi è oggi, anche se sembra ieri. Dell’altro ieri, per questo momento, non mi importa per niente.